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L’associazione passa oltre

Trasformazioni. Un fenomeno sempre più diffuso: da semplice onlus diventare impresa sociale.

di Francesco Agresti

Si inizia spesso in sordina decidendo di dedicare parte del proprio tempo libero a finalità di interesse generale condividendo la necessità di soddisfare bisogni sociali che stentano a trovare risposte. Le associazioni in genere nascono così. A piccoli passi la base sociale cresce in parallelo con la mole di attività da svolgere che richiede, con sempre maggiore insistenza, la necessità di dotarsi di una struttura organizzativa con ruoli sempre più definiti, di cercare risorse economiche per acquistare beni strumentali e sostenere lo sviluppo e magari iniziare a retribuire regolarmente coloro che prestano con sempre maggiore continuità il proprio lavoro.
Si tira avanti ancora un po? cercando di forzare i limiti organizzativi dell?associazione rischiando di farla implodere sotto il peso di una crescente mole di lavoro fin quando non appare chiaro che per poter andare avanti occorre cambiare marcia ed è necessario trasformarsi in un?impresa sociale.
Così sono nate molte delle cooperative sociali assecondando un?evoluzione quasi naturale, perché non tutte le associazioni sono destinate a trasformarsi in impresa sociale: un passaggio forzato e poco meditato, infatti, rischia di produrre più danni che benefici e induce spesso a un repentino dietro front con il solo risultato di aver sprecato risorse che invece potevano essere investite per rafforzare l?associazione. Capire quando arriva il momento di cedere il passo all?impresa è difficile tanto quanto gestire questo delicato passaggio. Non esiste infatti un modello valido replicabile per ogni associazione, ma occorre studiare caso per caso le caratteristiche sociali ed economiche dell?organizzazione per valutare la necessità di cambiare forma giuridica e assetto organizzativo.
Lo sa bene Gabriella Bartolomeo, responsabile del settore Consulenza del consorzio Cgm, che ha girato in lungo e in largo la penisola raccogliendo indicazioni che sono servite per mettere a punto un metodo di lavoro che oggi è alla base delle attività di servizi e consulenza che offre il consorzio bresciano. Al passaggio da associazione a impresa sociale il consorzio Cgm ha dedicato un?intensa attività di ricerca, iniziata nel 2000 con il progetto Okapi e culminata con la definizione di un metodo di lavoro e con la messa a punto di servizi mirati di consulenza che prima valutano l?opportunità e poi, se ne ricorrono i presupposti, accompagnano le associazioni verso l?impresa sociale.
«Quello da associazione a impresa sociale è un passaggio delicato», spiega la Bartolomeo. «Con il progetto Okapi Cgm ha analizzato i punti di forza e le criticità di un eventuale passaggio e sulla base delle indicazioni raccolte ha elaborato un metodo di lavoro che indica il percorso da seguire per gestire con successo la trasformazione dell?associazione in impresa sociale». Una sintesi ben curata del lavoro svolto in questi anni è stata raccolta nel sedicesimo capitolo di Beni Comuni – Quarto Rapporto sulla cooperazione sociale in Italia realizzato dal Centro studi Cgm. Condizione preliminare di una trasformazione di successo è la piena consapevolezza di cosa voglia dire diventare un?impresa sociale.
«Il punto di riferimento concettuale», sottolinea la Bartolomeo, «è la definizione di impresa sociale elaborata dalla Rete Emes (un network scientifico europeo sull?impresa sociale) che ha identificato due tipi di indicatori al ricorrere dei quali un?organizzazione può essere definita impresa sociale: il primo riguarda la dimensione economica, il secondo quella sociale. Passare da una struttura associativa a una imprenditoriale vuol dire produrre beni e servizi in modo continuativo, bisogna avere quindi la capacità di saper gestire un contatto non episodico con il mercato. Bisogna inoltre andare verso una forma autonoma di gestione e affinché un?impresa sia tale deve prevedere investimenti e assumere dei rischi economici. è indispensabile che ci sia la presenza di forza lavoro retribuita e che l?impresa sia in grado di fare innovazione per garantirsi la sostenibilità nel tempo».
Accanto a questi presupposti di natura economica, ve ne sono altri di natura sociale. «è fondamentale che la nuova impresa sociale abbia come obiettivo esplicito la produzione di beni e servizi per la comunità», conclude Gabriella Bartolomeo.
Trasformare un?associazione in un?impresa non genera vantaggi solo all?organizzazione ma consente anche di valorizzare risorse il cui potenziale altrimenti rimarrebbe inespresso. In Umbria ha da poco preso il via il progetto Noi, un?iniziativa finalizzata alla nascita di 10 cooperative sociali da una trentina di realtà associative. «Nella fase iniziale, che ha preso il via qualche settimana fa e che si concluderà a fine giugno», spiega Andrea Fora, presidente di Confcooperative Umbria, «stiamo realizzando un monitoraggio delle risorse del patrimonio artistico, immobiliare e culturale a disposizione delle curie vescovili e delle realtà associative che prestano servizi e che favoriscono l?aggregazione giovanile negli oratori. Avvieremo percorsi di accompagnamento che permetteranno ad alcune di queste associazioni di trasformarsi in imprese sociali con l?obiettivo di valorizzare le reti e il patrimonio regionale creando al contempo opportunità di lavoro stabili».

Otto punti chiave
1 Giuste professionalità
Un gruppo proveniente da un?associazione deve combinare professionalità preesistenti spesso eterogenee. Dovrà essere consapevole su come e quanto basarsi sulle professionalità esistenti e quali attività dovranno essere gestite da risorse esterne.

2 Il ruolo
Occorre essere consapevoli della trasformazione di ruoli rispetto a quelli che il gruppo aveva nell?associazione: da volontari a remunerati, da meri esecutori a incarichi di responsabilità, da manager gestori a manager imprenditori.

3 Network
La nuova impresa deve valorizzare la dote di relazioni e legami già costruiti dall?associazione. è proprio su tale network che l?impresa potrà costruire buona parte delle sue possibilità di sopravvivenza.

4 Il mercato
L?impresa sociale deve far tesoro di uno dei punti di forza del volontariato: la capacità di aggregare i bisogni sul territorio strutturandoli in domanda di servizi.

5 Produzione
L?impresa sociale dovrà aver chiaro cosa vuol dire passare dall?erogazione per conto di qualcuno a produrre in modo continuativo servizi acquistabili per una pluralità di clienti .

6 Progettualità
Per le organizzazioni che provengono da associazioni è importante acquisire un?autonomia progettuale.

7 Memoria
La nuova impresa dovrà preoccuparsi di non disperdere la precedente esperienza associativa.

8 Rendicontazione
La nuova impresa dovrà sviluppare un sistema di misurazione delle proprie performance economiche e sociali.

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